Giuliano Stasio
Avvocato - Legalmondo
Avvocato italiano specializzato nella consulenza alle imprese italiane e straniere, con particolare riferimento alla distribuzione commerciale, e-commerce e modelli omnichannel.
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea (sentenza C‑567/18 del 2 aprile 2020) ha recentemente affrontato il caso di un profumo commercializzato su Amazon Marketplace da un venditore che non aveva la licenza di uso del marchio del profumo.
La Corte ha confermato che è responsabile per questa violazione soltanto il venditore, mentre Amazon non è direttamente responsabile, a meno che non rivenda il prodotto attraverso il canale Amazon Retail.
Potrebbe, però, essere considerata indirettamente responsabile se il titolare del marchio riesca a dimostrare che la piattaforma ha omesso nel suo obbligo di vigilanza.
Che differenza c’è tra Amazon Marketplace e Retail?
Per comprendere la decisione, è necessario accennare alla differenza principale tra i due canali di vendita: mentre attraverso Amazon Retail il cliente finale acquista i prodotti direttamente dalla società Amazon, su Amazon Marketplace sono esposti prodotti che il cliente finale acquista direttamente dal venditore terzo.
Secondo la Corte, da questa differenza consegue una diversa responsabilità: con Amazon Retail si è direttamente responsabili per le violazioni dei marchi avvenute sul primo canale, in quanto è lui stesso rivenditore dei prodotti; al contrario, quando si tratta di vendere su Amazon Marketplace, invece, non ha alcuna responsabilità diretta in caso di violazione dei marchi, poiché la piattaforma – in questa veste – agisce da mera intermediaria, che detiene i prodotti in deposito.
Cosa può fare il titolare di un marchio contro un venditore che offre prodotti con il suo marchio?
Il titolare (o licenziatario) del marchio deve innanzitutto verificare se il prodotto è stato originariamente immesso nel mercato europeo da lui o con la sua autorizzazione: in questi casi non avrebbe il diritto di limitare l’utilizzo del marchio per la commercializzazione.
Se così non è, può far valere i propri diritti contro il venditore, inviandogli innanzitutto una lettera di diffida, con la quale chiedere la rimozione dei prodotti dalla piattaforma e il risarcimento dei danni subiti. In caso di mancata rimozione dei prodotti dal Marketplace, potrà valutare – sempre con l’aiuto di un legale esperto in materia – se agire via giudiziale.
Amazon e le altre piattaforme non sono mai responsabili?
Dipende dai casi. Se la violazione si verifica su una piattaforma che rivende i prodotti in nome proprio (come Amazon Retail), questa è direttamente responsabile, come un qualunque venditore.
Le piattaforme che promuovono i beni, ma non li rivendono in proprio (come Amazon Marketplace) non sono direttamente responsabili, ma potrebbero esserlo in via indiretta, se il titolare del marchio riesce a dimostrare che la piattaforma ha omesso la vigilanza sui prodotti commercializzati.
Quando e come agire contro Amazon?
La situazione va valutata caso per caso, ma il suggerimento generale è di valutare l’invio della lettera di diffida sia al venditore che ha messo in vendita i beni senza il consenso del titolare, sia alla piattaforma, con un triplice scopo:
- Aumentare la pressione sul venditore non autorizzato.
- Indurre la piattaforma a vigilare sulle violazioni nei confronti dei propri prodotti.
- In caso di reiterazione della violazione, poter dimostrare la responsabilità indiretta di Amazon Marketplace (o di qualunque altra piattaforma online) per omissione nella vigilanza sui propri rivenditori.
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