I migliori siti per vendere online? I marketplace

Cosa sono i marketplace? E perché è importante tenerli in considerazione nella propria strategia di vendite online?

I marketplace sono degli spazi virtuali che connettono molteplici rivenditori e brand a milioni di potenziali acquirenti. Amazon, eBay, Zalando sono solo alcuni celebri esempi.

Se l’e-commerce è la vetrina digitale di proprietà esclusiva di un brand, i marketplace rappresentano una sorta di centri commerciali digitali, nei quali gli utenti navigano tra milioni di prodotti di differenti brand e categorie.

In base a quanto riportato da Statista, in Germania e in Italia, i marketplace dominano il settore dell’e-commerce. Le stime delle vendite online di gennaio 2024 mostrano che il 44% delle transazioni in questi paesi avviene tramite marketplace. In Francia, invece, la quota dei marketplace rappresenta il 29% del mercato.

I marketplace possono essere di due tipi:

  • Verticali: specializzati in un solo tipo di prodotto o categoria merceologica (ad esempio abbigliamento e accessori).
  • Orizzontali: propongono prodotti di molteplici categorie

Perché vendere sui Marketplace

Per aumentare le vendite online, presidiare i marketplace può rivelarsi una scelta efficace. Numerose ricerche, infatti, testimoniano che sempre più utenti acquistano regolarmente su queste piattaforme, per almeno 4 ragioni:

  • ampia varietà di prodotti
  • frequenti promozioni e prezzi convenienti
  • spedizioni rapide
  • tempi di spedizione esattamente indicati 
  • sicurezza di acquistare tramite un «brand» conosciuto

Infatti, dalla ricerca che abbiamo realizzato in collaborazione con Confcommercio Roma e Format Research, il 91% dei consumatori che effettuano acquisti online utilizza abitualmente le piattaforme marketplace come canale di acquisto.

Il 53,6% delle imprese utilizza il sito proprietario per vendere online, mentre il 46,4% utilizza i marketplace

Il 9,1% delle imprese che attualmente non utilizzano piattaforme di marketplace per le vendite online pianifica di farlo in futuro.

Per le aziende vendere sui marketplace vuol dire ottenere 5 vantaggi:

  1. Raggiungere un bacino di potenziali clienti notevolmente più ampio

I marketplace sono popolari e sono posizionati in maniera ottimale sui motori di ricerca. Risultano quindi facilmente accessibili a milioni di visitatori, sempre più abituati a iniziare una ricerca su piattaforme di questo tipo.

  1. Acquisire traffico a un costo più basso e vendere più facilmente all’estero

Rispetto alle risorse necessarie a far emergere il proprio e-commerce (attività SEO, Campagne Pay per Click, social media, ecc…), raggiungere un’ampia audience con i marketplace è mediamente meno costoso. Proprio per questa ragione molti brand iniziano a vendere all’estero proprio attraverso i marketplace.

  1. Intercettare la domanda latente

Sui marketplace gli utenti fanno (soprattutto) ricerche unbranded, cioè non collegate a un marchio (esempio “pantalone da lavoro” vs “pantalone da lavoro Diadora Utility). Questo permette (anche) ai brand poco noti di farsi trovare online.

  1. Svuotare il magazzino

I prezzi vantaggiosi sono uno dei motivi che spingono gli utenti a visitare frequentemente i marketplace. Raggiungere milioni di clienti attraverso i marketplace è una tattica efficace per smaltire prodotti in stock. I marketplace che funzionano in modalità Flash Sales sono particolarmente utili in tal senso.

  1. Studiare le esigenze del proprio pubblico

Vendere sui marketplace può essere un ottimo modo per valutare in tempi brevi quali sono i prodotti più ricercati e acquistati dal pubblico, osservare i prezzi e le strategie dei competitor e modificare l’offerta in base ai dati raccolti. 

Come vendere sui marketplace

Sono 3 le strategie attraverso le quali vendere sui marketplace:

  1. Vendere in qualità di Vendor. In questo caso il brand vende una parte dei propri prodotti al marketplace, come se quest’ultimo fosse a tutti gli effetti un ulteriore retailer (online). Generalmente il brand cede tali prodotti al prezzo wholesale, quindi ottiene margini più ristretti e perde ogni controllo sui prezzi e sui contenuti
  2. Vendere in qualità di Seller. I brand vendono direttamente sui marketplace. Devono quindi occuparsi dei contenuti digitali, delle spedizioni, fatturazioni, customer service, resi. Per vendere direttamente sui marketplace è necessario possedere risorse e competenze specifiche.
  3. Affidarsi a un Seller specializzato in modalità Direct-to-Consumer (D2C). Con questo modello i brand vendono sui marketplace tramite un partner specializzato che detiene la tecnologia, le competenze, i requisiti fiscali e le esperienze necessarie a potenziare al massimo la penetrazione sulle varie piattaforme.

Gli errori più comuni

Includere i marketplace nella propria strategia di vendita richiede competenza ed esperienza. Senza conoscerne i meccanismi, linguaggi e regole, si corre il rischio di commettere errori e sprecare risorse. Ecco i 4 passi falsi più comuni dei brand e dei rivenditori alle prime armi:

1. Pubblicare schede prodotto incomplete o non ottimizzate

La pagina prodotto deve fornire all’utente informazioni chiare e complete. Deve quindi possedere un titolo che indichi la marca, il tipo di prodotto, la funzione principale e, possibilmente, alcune parole chiave che aiutino a farsi trovare dagli utenti.

La scheda prodotto deve anche riportare un’adeguata descrizione e immagini di buona qualità e che corrispondano al prodotto venduto.

2. Gestire l’inventario in maniera approssimativa

È fondamentale che il proprio inventario sia continuamente aggiornato: se un prodotto non è disponibile, non deve essere pubblicato. Il rischio è quello di offrire una pessima esperienza per l’utente, con evidenti conseguenze sulla reputazione del venditore.

3. Sottostimare l’importanza del Customer Service

Rispondere a un cliente entro 24 ore, comunicare nella lingua del Paese in cui avviene la transazione, rispettare le scadenze e fornire informazioni trasparenti sono solo alcune delle buone pratiche di customer service che i brand e i rivenditori devono adottare. Nella maggior parte dei marketplace (come Amazon) si tratta di attività che hanno un impatto diretto sul ranking di ciascun venditore.

4. Vendere a un prezzo troppo basso

Può accadere che il costo complessivo di vendita su un marketplace venga in qualche modo sottostimato. Un errore comune è quello di non tener conto delle commissioni da versare al marketplace, dei costi di spedizioni o dei costi di logistica (nel caso in cui si aderisca a programmi specifici come FBA di Amazon, eBay Guaranteed Delivery di eBay e ZFS di Zalando).

5. Non operare con un approccio multicanale 

La multicanalità nell’e-commerce è essenziale per il successo, offrendo visibilità e flessibilità. Dipendere da un unico canale è limitante, mentre utilizzare diverse modalità di distribuzione consente di raggiungere un pubblico più vasto.

Adottare una strategia multicanale massimizza la presenza online e affronta le sfide del mercato con successo.

Secondo uno studio di Harvard Business Review, il 73% dei consumatori utilizza più canali durante il proprio percorso di acquisto, sottolineando l’importanza di raggiungere i clienti attraverso canali differenti, come i marketplace, gli e-commerce e i social media.

6. Riutilizzare la logistica B2B per i canali B2C 

Una struttura logistica che soddisfa la rete di vendita tradizionale non è sempre pronta a processare anche gli ordini del singolo cliente.

Ciò sottolinea la necessità di adattare e potenziare le capacità logistiche al fine di rispondere alle esigenze specifiche dei consumatori individuali, evidenziando l’importanza di una flessibilità e versatilità maggiori nel processo logistico.

Sulla base della nostra esperienza abbiamo individuato i 28 errori più comuni delle aziende che vendono sui marketplace (e abbiamo anche indicato come evitarli). Li abbiamo raccolti in una scheda dedicata che puoi scaricare gratuitamente qui 

I principali marketplace

A seconda degli obiettivi di business e della categoria merceologica di riferimento, i brand oggi hanno l’opportunità di scegliere tra numerosi marketplace. Ecco una selezione dei principali:

    • Amazon è il sito per vendere online per eccellenza, nonché il brand con maggior valore al mondo. Conta più di 350 milioni di prodotti e oltre 300 milioni di utenti attivi in più di 180 paesi.
    • Zalando è una piattaforma verticale specializzata esclusivamente nella vendita di abbigliamento, scarpe e accessori. Opera in 25 Paesi.
    • Ebay offre più di 1 miliardo di prodotti di differenti categorie. Collega milioni di venditori e acquirenti in oltre 190 mercati in tutto il mondo.
    • Veepee è un outlet online di moda e lifestyle presente in 10 paesi che offre promozioni a termine e in Francia ospita una media di 13 milioni di visite al mese
    • Spartoo è un marketplace francese che prende il nome dai calzari utilizzati dai gladiatori. Si focalizza principalmente su scarpe e abbigliamento.
    • Otto è un marketplace generalista tedesco presente in oltre 30 Paesi.
    • Cdiscount è uno dei più importanti e-commerce francesi. Si tratta di una piattaforma orizzontale, quindi abbraccia differenti categorie merceologiche.
    • Allegro è il primo marketplace polacco e il quinto in Europa. Nel 2023, ha raggiunto quasi 20 milioni di acquirenti attivi. I clienti possono scegliere tra più di 250 milioni di offerte di prodotti a prezzi vantaggiosi,
    • La Redoute, società francese con sede a Roubaix e Parigi specializzata in abbigliamento, conta più di 10 milioni di clienti in 26 paesi.
    • Farfetch, marketplace globale per la moda di lusso più grande al mondo.
    • Jd.com è l’equivalente cinese di Amazon. Insieme a Tmall controlla oltre l’80% delle vendite online cinesi.
    • Tmall è un marketplace cinese focalizzato sui prodotti di alta qualità di abbigliamento, cura della persona, arredo, cibo

Alcune storie di Successo

Sono molte le storie di imprese piccole e grandi cresciute esponenzialmente grazie alle vetrine dei diversi marketplace. Con un’adeguata strategia, i marketplace offrono molteplici opportunità ai brand consolidati e anche alle piccole imprese.

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